Costa Balenae.
Riva Ligure è anche un importante centro archeologico. Oltre al sito del monte Grange, ricco di reperti paleostorici, è ormai celebre l'area degli scavi di Capo Don. Le prime tracce erano state scoperte nel 1839-1840, con i lavori di allargamento della strada carrozzabile litoranea. Nel 1943 si scopre, un pavimento a mosaico subito demolito per la costruzione delle difese costiere. Poi sono stati importanti gli scavi archeologici organizzati, nel 1923, nel 1937 e dal 1982 al 1987.
Gli studiosi hanno identificato questo luogo con il centro di Costa Balenae, ricordato da carte ed itinerari di epoca romana. Costa Balenae poteva essere un centro di appoggio alla viabilità imperiale romana lungo la costa ligure, vicino all'approdo fluviale del torrente Argentina.
In ogni caso quello che oggi appare visibile è tutto legato alla religiosità cristiana. Lo stato degli scavi è complesso, poiché si sovrappongono resti di edifici risalenti a fasi diverse. La struttura più importante è la pianta di una chiesa maggiore, orientata con abside ad Est, dotata di due navate, di cui una distrutta dal
passaggio della strada carrozzabile. In un vano anteriore, a Ovest, si trova un battistero, con fonte a pianta ottagonale, simile a quello di Albenga, riferito al V secolo. Nell'Alto Medioevo qui si era già nell'ambito della diocesi di Albenga. L'importanza del sito religioso è rafforzata dalla presenza di molte sepolture di ogni tipo, interne ed esterne all'edificio sacro. Ci sono tombe entro fosse, in casse di pietra, in cassa in muratura, in anfora e soprattutto entro grandi sarcofagi in pietra. L'anfora utilizzata per una di queste tombe è databile al VI secolo dopo Cristo. L'epoca di maggiore sviluppo di questo sito, cui era sicuramente collegato un centro abitativo, è situato proprio tra VI e VII secolo dopo Cristo, durante il periodo in cui la Liguria era controllata dai Bizantini. Vi si trovavano sicuramente persone di alto rango, come recita la stele funeraria della diciassettenne Maria, legate a genti di lontana provenienza. Quella di Costa Balenae risulta una delle pagine più misteriose della storia ligure. È mistero il nome, probabilmente derivato dalla divinità ligure Bellenus, avvicinato dai Romani ad Apollo, è mistero la fine di questo insediamento, forse distrutto dall'invasione dei Longobardi di Rotari nel 643, sicuramente contratto dal pericolo saraceno del X secolo, è mistero la riduzione dell'edificio sacro originale, è mistero il contenuto di molte tombe non ancora esplorate. Si attendono nuove indagini che pongano nuovi tasselli a questa appassionante vicenda.
La chiesa antica di San Maurizio ora santuario della Madonna del Buon Consiglio.
Questa chiesa è soprattutto un simbolo, un elemento storico nel quale si riconoscono tutti gli abitanti di Riva Ligure. Segno di profonda devozione, dunque, tanto per gli antichi residenti quanto per i più recenti immigrati. Il primo abitato rivese va situato proprio in relazione a questa antica chiesa, che doveva avere anche funzione di protettiva nei confronti di chi percorreva la vicina ed antica strada litoranea di origine romana. La prima citazione risale ad un documento del 1205, relativa al vicino fossato che scende da Pompeiana, detto "fossato di San Maurizio": esisteva un molino nei pressi: da altri documenti si capisce che l'intera zona era stata messa a coltura, soprattutto con vigne. Di questa struttura antica sopravvive sicuramente il campanile, che, anche se rimaneggiato, è databile al secolo XI circa. La chiesa era in origine dipendente dalla chiesa mariana di Lingueglietta. In breve tempo assume però valore di pieve con diritto di battesimo, assieme a Santa Maria della vicina Pompeiana. È da San Maurizio, infatti, che si distacca la chiesa parrocchiale di Santo Stefano al Mare, nel 1443. Nel XV secolo si hanno documenti relativi alla nomina di rettori della chiesa, che aveva assunto ormai il valore di punto di riferimento per la Riva e prevedeva un aspetto relativamente simile all'attuale. Di quella fase si notano il portale ad arco ogivale, l'ampliamento della navata a sinistra, incompleta, ma con campate ampie, in relazione con la chiesa dei Domenicani di Taggia, nonché brandelli di alcuni dipinti murali sulla parete destra: uno era sicuramente un grande San Cristoforo, protettore dei viandanti, una vera sicurezza per il fedele del tempo. Con la costruzione settecentesca della nuova chiesa parrocchiale di San Maurizio in paese, il titolo viene mutato e l'edificio sacro viene dedicato alla Madonna del Buon Consiglio, per la quale si era affermata una profonda devozione nel corso del XVIII secolo. Oggi la chiesa si apprezza per il suo silente isolamento, ai margini di un'area agricola sopravvissuta all'espansione edilizia. Al suo interno si trovano anche opere d'arte di rilievo: è mantenuta la tela all'altare maggiore ove compare San Maurizio, opera seicentesca di Giovanni Battista Cambiaso da Triora. L'opera dev'essere successiva al 1639, anno in cui si verifica il cattivo stato di conservazione della precedente immagine principale della chiesa.
Altra immagine di rilievo è tardomedievale. Attualmente è conservata in chiesa una copia del tardo polittico ricco di figure ridipinte nel Settecento. Sotto le ridipinture, invece, era presente un originale ed importantissimo trittico con la Madonna con Gesù Bambino e i Santi Giovanni Battista e Bartolomeo, con altri santi nel registro superiore, databile entro i primi vent'anni del Quattrocento. Tutti gli altri elementi agganciati, invece, erano riferibili ad un dipinto più tardo, sempre quattrocentesco: ecco un curioso caso di recupero, reimpiego ed assemblaggio di due opere di artisti diversi. Il valore simbolico del sito ha portato anche il celebre poeta Francesco Pastonchi (1874-1953) a cercare qui la sua
L'oratorio di San Giovanni Battista: un'eredità della tradizione religiosa rivese.
Storia, arte, socialità e religiosità: tutto si incontra visitando l'oratorio di San Giovanni Battista di Riva Ligure. Anche questo edificio sacro si trova sulla strada principale, quella striscia di selciato accompagnata dalle case a schiera. L'oratorio si presenta con la sua facciata semplice, quasi come le abitazioni vicine, vicino alla piazza ed alla chiesa parrocchiale, con un piccolo sagrato. Si scopre così un'ampia navata, arricchita di stucchi e di pregevoli dipinti. Gli edifici sacri "minori" hanno sempre avuto una certa importanza a Riva Ligure. Basti pensare che nella prima metà del XVII secolo la Comunione e l'olio per l'Estrema Unzione si dovevano conservare nell'oratorio dell'Immacolata Concezione, poiché la chiesa antica di San Maurizio era piuttosto distante dalla costa dove abitava la maggior parte della popolazione. Questo edificio raccoglie l'eredità dell'oratorio della Concezione, che, dunque, viene utilizzato come chiesa parrocchiale. La decorazione della volta risulta chiara: abbiamo San Maurizio al centro della navata, titolare della parrocchia, e l'Immacolta nella volta del presbiterio. San Giovanni Battista è invece titolare della confraternita che prende possesso infine dell'oratorio. La confraternita di San Giovanni Battista era particolarmente impegnata nel riscatto dei cristiani, anche Rivesi, rapiti dai Barbareschi. La costruzione dell'oratorio attuale risale al pieno Seicento: lo rivela una finestra a tre luci, detta "serliana", in facciata e la decorazione a stucco interna, con un fregio che corre lungo il perimetro interno ed ospita decorazioni a rilievo di ispirazione vegetale, con statue di angioletti che abitano il cornicione. La prima citazione del cantiere risale ad una visita pastorale del 1650. Un altro documento del 1652 rivela che l'oratorio era stato "appena costruito".
Per curiosità, va detto che nel 1718 l'edificio mostrava alcuni segni di cedimento, con la caduta di travi del tetto: forse la costruzione era avvenuta con i pochi mezzi disponibili all'epoca. L'oratorio del frattempo si arricchiva di alcuni altari laterali, provvisti di adeguato dipinto (di Sant'Anna, del Crocifisso, di Santo Stefano, di Sant'Antonio da Padova).
Per i fedeli il fulcro visivo si materializza nell'antico crocifisso quattrocentesco, eredità di una confraternita formata da tutta la popolazione e di nascita sicuramente quattrocentesca. Gli ultimi restauri hanno pure riportato alla luce la decorazione pittorica del presbiterio, risalente ad un rimaneggiamento tardobarocco in linea con la tipologia dell'altare in stucco, dotato di eleganti colonne tortili. I soggetti rappresentati nei dipinti murali recentemente recuperati sono legati al santo titolare dell'oratorio: si tratta della predica di San Giovanni Battista nel deserto e del martirio del santo in carcere.
Il nuovo San Maurizio: simbolo di religiosità e di riconoscimento popolare.
Una facciata arricchita da stucchi ed un campanile elevato ed elegante: si presenta così uno dei simboli della Riva Ligure barocca. È la chiesa nuova di San Maurizio, collocata nel cuore dell'abitato, con un ampio sagrato che accoglie i passanti lungo la stretta strada parallela alla costa. La chiesa antica di San Maurizio era ormai insufficiente per lo sviluppo demografico locale. Il governo taggese, da cui dipendeva Riva Ligure entro il territorio della Repubblica di Genova, autorizza la costruzione con una delibera del Parlamento del 1693. In tale anno viene concesso l'impiego di un terreno dello la Braia, già dei sindaci della Riva. In realtà si pensava alla costruzione del nuovo edificio sacro fin dal 1657, poiché il vecchio San Maurizio era ormai inadeguato. Il cantiere della grande chiesa è lento, anche per mancanza di fondi: ancora nel 1717 si era piuttosto indietro nei lavori. Il capomastro incaricato era Girolamo Arlotti, nativo proprio di Riva. Quest'ultimo aveva condotto anche il cantiere della nuova parrocchiale di Taggia. Appare indubbio il rapporto con l'edificio taggese, considerando la pianta a navata unica, con cappelle laterali e profondo presbiterio.
Nel frattempo la costruzione era sostenuta da famiglie rivesi, come quella dei Filippi, che da semplici marinai si erano arricchiti fino a diventare armatori. Il cantiere si protrae durante l'intero XVIII secolo ed ogni generazione di Rivesi fornisce il suo apporto. Una fase decisiva di sviluppo va situata nel corso della seconda metà del XVIII secolo. Il sagrato è un esempio splendido di selciato ligure datato al 1760. Nel 1775 si commissionano due dipinti a Carlo Giuseppe Aicardi, noto pittore di Oneglia. Si tratta di quelli di San Vincenzo e dell'Immacolata Concezione. Da alcuni anni, in effetti, si moltiplicavano le intitolazioni di
nuove cappelle, con la costituzione di nuove compagnie di preghiera in grado di gestire i singoli titoli. È il caso della Compagnia delle Anime Purganti, eretta nel 1734. La decorazione a stucco costituisce il principale aspetto attrattivo, con una presenza insistita, dall'esterno, ove si trovano anche statue a tutto tondo, all'interno, con particolari interventi nelle cappelle di San Vincenzo e del Suffragio legate al ticinese Vincenzo Adami (primi anni del XIX secolo). L'Ottocento vede ancora il lascito di Rosina Ferro a favore della costruzione dell'altare maggiore in marmo. Appare evidente che questa chiesa è davvero il risultato della passione religiosa in cui si sono identificati centinaia di rivesi.
La fortezza: un presidio contro il pericolo dei pirati barbareschi.
Riva Ligure assieme a Santo Stefano al Mare, allora noto come "Piano della Foce" è il centro abitato senz'altro più colpito dagli assalti dei pirati barbareschi durante la seconda metà del XVI secolo. Cinque incursioni a breve distanza l'una dall'altra hanno portato ad un fenomeno di abbandono del centro della costa. Molti abitanti erano stati rapiti, molte case bruciate. In questo frangente non si avevano certamente le risorse economiche per provvedere le necessarie difese. Nonostante questo i Rivesi, dipendenti da Taggia, dovevano contribuire alla costruzione delle possenti mura del vicino capoluogo. È così che il rifiuto di questo sostegno porta all'esonero di Riva da questo carico, purché si costruisse una fortificazione sul posto, presso la linea di costa, a difesa dell'abitato e dell'approdo. Si era nel 1546, ma ancora due anni dopo non si era fatto nulla: a Riva si cercava solo di non pagare la tassa per le mura di Taggia. Negli anni seguenti Riva viene più volte attaccata: un presidio militare è ormai necessario. Dal primo gennaio 1559 viene concesso l'introito di una tassa sulla scrittura dei documenti nell'abitato di Triora, allora molto popoloso.
I lavori peraltro procedono molto lentamente e l'anno dopo la struttura non è innalzata che per un metro e mezzo. Solo alcuni anni dopo il forte è completato: è adatto all'avvistamento in mare, al posizionamento di artiglieria ed a contenere quella parte di popolazione che non fosse in grado di fuggire verso l'entroterra. La conformazione del torrione è possente, con garitta a nord-est, scarpa di base accentuata per respingere i tiri di arma da fuoco e scoraggiare gli assalitori. L'ingresso principale, del resto, era ben sopraelevato.